Oggi ho deciso di sfatare (un altro) mito, dopo quello della “bella voce inutile“:

Se usi il ritorno in cuffia sei un cagnaccio (in senso attoriale)!

Di solito se ti ascolti in cuffia o chiedi al fonico di sala: “mi dai per favore un po’ di ritorno?” chi sta dall’altra parte del vetro di solito pensa: “Che cagnaccio” oppure pensa che sei uno speaker o meglio: “Guarda, vuole fare lo speaker”. 

Questo argomento meriterebbe un approfondimento a parte, ti doveri spiegare che spesso speaker, nel mondo del doppiaggio, ha una valenza dispregiativa.

Comunque, è davvero così? Ascoltarsi, avere il ritorno in cuffia è una cosa negativa?

Dipende!

E’ una cosa negativa se uno vuole il proprio ritorno in cuffia per godersi la propria bella voce.

Perché in questo modo saltano tutti i rapporti di voce, di portato, l’interazione con gli altri personaggi non ha più senso, e io rischio di non “incollarmi” bene sul personaggio. Ascoltarsi per compiacersi porta lontano dal risultato ottimale: ascoltare l’originale e seguire l’attore che dobbiamo doppiare.

La condizione ideale sarebbe avere una propriocezione talmente fine della propria catena pneumo-fono-articolo-risonanziale, da poter emettere nel modo migliore indipendentemente dall’ambiente di fonazione.

Qualcuno dice che in passato non era abitudine avere il ritorno, semplicemente perché nel cablaggio delle apparecchiature di allora non era previsto. Avanzo qualche dubbio su questa motivazione e di fatto non cambia gli effetti fisiologici che vado a esporre. 

Tanto per tagliare la testa al toro ricordo che un orecchio ce l’hai sempre scoperto. E quell’orecchio sente e regola il processo di feedback che vedremo più avanti.

Ma da dove arriva questo “mito”? Ovviamente viene tramandato da tempo, dai grandi del doppiaggio, che però guarda caso… hanno sempre lavorato in sale studiate acusticamente in maniera impeccabile.

Quindi una volta che cosa c’erano? C’erano delle sale che erano studiate acusticamente bene, anche come dimensioni, erano sale progettate da ingegneri del suono. Oggi invece molto spesso ci troviamo a dover doppiare in sale che sono, non dico improvvisate, ma sono un insieme di pannelli fonoassorbenti, di robe che tagliano solo determinate frequenze e non rispettano la risposta ottimale del nostro orecchio.

Se hai provato ad urlare o a parlare per lungo tempo in un ambiente che non ti permette di capire la tua fonazione, allora ti sarà capitato di sentire affaticamento e magari di rimanere afono dopo poco.

Perché?

La parola chiave è “riflesso cocleoricorrenziale“. 

 

Cosa vuol dire? Vuol dire che noi abbiamo bisogno di una propriocezione della nostra prestazione vocale, abbiamo bisogno di sentirci. Un po’ come avviene per la nostra necessità di percepire la nostra posizione nello spazio. Non lo dico io, lo dice la fisiologia. 

 

Ora prova anche tu a tapparti le orecchie completamente e poi prova a parlare, è strano, vero?

Che cosa succede se non mi sento correttamente (come in quelle sale che “suonano” male)?

Succede che il mio orecchio non percepisce correttamente il suono e questo va a influire sulla laringe, come se l’orecchio dicesse alla laringe:

“c’è qualcosa che non va! Fai qualcosa per compensare.”

 

A quel punto iniziano delle tensioni a livello laringeo, delle correzioni e queste tensioni, a lungo andare, modificano il suono e portano affaticamento e cambio del suono.

Questa reazione a catena di tensioni alla fine rovina la tua prestazione, o comunque a ti farà sentire affaticato alla fine di un turno.

 

Allora ascoltarsi in cuffia è da cagnacci?

Sì, ma anche no, dipende!

Quindi quando ti dicono una cosa del genere, cerca di valutare:

  • A che livello è la tua propriocezione? 
  • Sei in uno sgabuzzino pieno di materassi? Beh, allora dammi pure il mio rientro in cuffia, così non affatico la voce.
  • Oppure te lo stanno dicendo in una sala di Cinecittà o comunque ben studiata? Beh, allora probabilmente non ti serve il rientro in cuffia e avendolo, rischieresti di peggiorare la tua performance vocale.

Prima di dirmi che sono un fan del ritorno in cuffia, guardati il video dove suggerisco di NON usarla affatto per scoprire quanti vantaggi puoi trarne!

Ora immagino già alcune obiezioni.

Ma ti chiedo:

perché i cantanti usano i monitor-spia o gli In-era-monitor?

Sì, ma i cantanti lirici non li usano!

Già, hanno sicuramente una propriocezione migliore di un cantante pop medio. Ma solitamente dove cantano i cantanti lirici? Negli scantinati o in teatri con una buona acustica?

Lo sapevi che una volta i “vecchi” cantanti lirici si riscaldavano cantando rivolti verso l’angolo della stanza, come se fossero in castigo? Proprio per il motivo esposto in questo articolo.

Mi raccomando non ti fidare di me! Ma non fidarti nemmeno di ciò che ti viene detto senza una spiegazione plausibile e razionale. Cerca le fonti giuste per la tua formazione.

Spero di averti fatto capire l’importanza della tua propriocezione e degli ambienti di lavoro professionali. Questo vale anche per la tua formazione, a partire dalle basi!