“Il cliente ha sempre ragione “, davvero? Oggi accanto a me si è presentato un episodio che mi ha nuovamente fatto sobbalzare sulla sedia. Infatti a pranzo ero seduto accanto a una coppia di turisti tedeschi, avevano ordinato degli spaghetti allo scoglio e degli spaghetti al ragù. A parte il fatto, che trovo già strana la necessità di dover tagliare gli spaghetti per poterli mangiare!! Sarebbe più sensato in questo caso ordinare della pasta corta, tanto se mi devi tagliare lo spaghetto eviti un passaggio. Ma il fatto che mi ha lasciato davvero perplesso è quando, il cliente Signora, con molta disinvoltura ha cosparso gli spaghetti di ZUCCHERO! Io pensavo, così come il cameriere, che la bustina servisse per addolcire l’acqua o il caffè del dopo pasto. Ti assicuro non ho mai zuccherato la pasta e sicuramente non è un gusto adatto al mio palato. Ma dopo aver effettuato questa operazione culinariamente spaesante, la cliente sembrava molto più soddisfatta e contenta. Mangiava i suoi spaghetti, con l’uso del cucchiaio (ovviamente avendoli tagliati era impossibile arrotolarli sulla forchetta), tutta goduta.

Il cliente era soddisfatto.

Io che guardavo lo spettacolo (spettatore) un po’ meno.

Spesso mi accorgo che la vita quotidiana mi fornisce gli spunti per paragonare la vita e l’Arte. Ma sovente gli spunti mi arrivano dal mondo del cibo (quindi sono più degli spuntini… forse il mio stomaco riceve più sangue del cervello.)

Ora, riprenditi dallo shock culinario e segui il mio paragone.

Quante volte un cliente, ti ha chiesto una prestazione artistica (il piatto di pasta), o una variazione alla tua prestazione (lo zucchero) che a tuo gusto è assolutamente sbagliata? Quando parlo di cliente intendo il supervisiore del doppiaggio, oppure un regista, un direttore di doppiaggio, un insegnante… insomma qualcuno che a chiesto a te, di preparargli un manicaretto: la tua prestazione artistica.

il cliente

Devo dire che spesso, anche nel ruolo di adattatore dialoghista, mi sono trovato a criticare le scelte che mi venivano imposte da direttori o da produzioni. Ovviamente in questi casi si ha tre possibilità:

  1. si cerca di seguire fedelmente le indicazioni (seppur dubbie),
  2. si cerca di mediare con la propria sensibilità e trovando una terza via
  3. mandare tutti a fanculo.

La terza via è quella che sicuramente apre il proprio Ego alla soddisfazione… e chiude le porte al lavoro. Se sei all’inizio non è la scelta che ti consiglio. Se sei Giancarlo Giannini fai quello che vuoi.

(Attenzione non sto parlando di scelte moralmente contrarie alla propria etica, come avere dei rapporti sessuali con registi ecc ecc ma di interpretazioni artistiche!!)

Solitamente cerco sempre di metterci lo zampino, di spingere elegantemente il mio modo di vedere e di interpretare il prodotto, che il Cliente mi ha commissionato. Quando trovo dei clienti intelligenti, fondiamo le idee e ne nascono di nuove. Quando trovo dei muri, che prendono in considerazione solo il proprio punto di vista, ho sempre la possibilità di riparare nella prima strategia. In questo caso però metto in evidenza al direttore, al supervisore, al regista che non sono d’accordo e che la responsabilità della qualità dell’opera se la assume il Cliente stesso.

Come dicevo prima, le ragioni per cui un cliente voglia mettere lo zucchero (le modifiche) sulla pasta (il prodotto) possono essere molte: target sbagliato, localizzazione del prodotto sbagliata, ristrettezza di vedute, inesperienza, manie di protagonismo ecc ecc.

Per questo alcune volte ho eseguito il lavoro seguendo pedestremente le indicazioni. Non ero d’accordo, ma l’ho fatto. Rivedendo l’opera completa a volte mi sono dovuto ricredere. La mia visione era troppo limitata. Non avevo una visione d’insieme. Il cliente ci aveva azzeccato. Quindi allarga le tue vedute…

Ma non in questo caso! Ho provato. Spaghetti + zucchero = Nein!!